Museum opening hours: mar-dom 10:00-13:00 | 15:00-18:00

Museo Etnografico

Museo Etnografico

MUSEALE QUARTO SITO

Museo
Etnografico

Il museo etnogragrafico come scrigno della storia e delle memorie del paese. Un percorso da attraversare, da vivere. Il museo etnografico di Aritzo è una componente indissolubile del tessuto sociale e abitativo, del territorio e del patrimonio naturalistico E per questo motivo è stato definito anche ``eco-museo``.

SALA I

Il pastoralismo

La sala è dedicata al settore del pastoralismo documentato in tutti i suoi aspetti della cultura materiale e immateriale. La prima è esaustivamente rappresentata in ogni suo momento, dalla produzione alla conservazione e al consumo dei suoi prodotti, nonché alla conduzione e al governo della domesticità degli animali, e ai processi storici di umanizzazione dello spazio. Pienamente documentato è il processo di lavorazione del latte, dalla mungitura alla produzione dei formaggi e latticini in generale, come pure la tecnica di spartizione del latte attraverso la mutua restituzione tra pastori. Sono esposte aste lignee graduate per la misurazione del latte, ciotole e cucchiai in corno di montone o in legno. Presenti sono pure tutti gli utensili, per la tosatura e marchiatura del bestiame sia di piccola e grossa taglia, selle e finimenti di tipologie diverse per animali da soma, (cavalli e somari) bisacce e indumenti tradizionali del pastore. Presente pure un raccolta completa in tutte le sue tipologie del campanaccio, documentato in tutte le sue sfumature sonore in forme e dimensioni diverse. L’elemento però che conferisce peculiarità alla cultura pastorale aritzese, è costituito da un oggetto che pertiene alla sfera simbolica religioso-magica, ancora in uso fino agli anni ottanta del XX Sec.. Si tratta di “Su Giuramentu” un grappolo di medaglioni di bronzo recanti immagini sacre, e un crocefisso, usato per dirimere controversie generate da sconfinamento di pascolo, razzie di bestiame e perfino atti di sangue attraverso la recitazione di apposita formula rituale. Degno di nota segnalare, che il giuramento del falso era ritenuto da tanti  causa di conseguenze nefaste quali la cecità, retaggio evidente di un’antica prova ordalica ancora viva nel mondo pastorale fino all’età moderna. In ultimo vi è documentata la transumanza come viaggio verso spazi altri, e momento di apertura al mondo esterno.

SALA II

L’umanità itinerante

IL VIAGGIO VERSO SPAZI ALTRI

La sala che documenta l’elemento distintivo della cultura materiale locale, sotto alcuni aspetti è assimilabile a quelle delle comunità finitime, ma tuttavia se ne distingue per la presenza di una robusta componente del commercio itinerante. Essa rappresenta l’attività delle raccoglitrici di castagne e nocciole nonché dei mercanti girovaghi a cavallo, o con carrettone dediti al commercio dei prodotti del bosco e da essi derivati, castagne, torroni, legname, travi, carbone, bottame, casse intagliate ecc. in cui l’elemento forte è costituito dall’incetta della neve per la produzione della carapigna (sorbetto ottenuto da una soluzione acqua, zucchero e limone impiegando come refrigerante ghiaccio di neve) non solo come elemento di specializzazione produttiva etnica ma come momento di mobilità, viaggio verso spazi altri che rappresenta “la breccia nella sfera” etnocentrica che apre al mondo di fuori.

SALA III

I Saperi delle donne

FILADORES E TESSIGNANAS

Nella sala  è rappresentata la cultura materiale della lana in tutta la sua catena operativa, dalla tosature alla cardatura, dalla lana sporca alla lana lavata, alla filatura, tinteggiatura con essenze vegetali e tessitura. Vi sono esposti tutti gli utensili, dai più semplici e rudimentali fusi, conocchie e pettini per cardare la lana fino ai diversi tipi di arcolai e alle più complesse macchine cardatrici e tessili. Ben rappresentata è la produzione dei manufatti di lana, dalle lenzuola e pezze d’orbace di diverso pregio e raffinatezza, per la confezione degli abiti fino alle coperte, ai tappeti e agli arazzi. Prodotti eccelsi della manipolazione della lana e del lavoro femminile sono però soprattutto gli abiti tradizionali muliebri presenti nelle loro numerose varianti, (quotidiane, da sposa, da lutto) e nei rutilanti colori, come pure nelle loro fogge particolari.

SALA IV

Dalle Api alle candele

In questa sezione trova spazio quale segmento del sapere delle donne, la bottega artigiana della lavorazione della cera, di cui è rappresentata l’intera catena operativa, a partire da l’estrazione del favo dal bugno di sughero delle api, separazione della cera dal miele, fusione della cera, preparazione delle candele e loro decorazione. Sono presenti tutti gli utensili dai torchi lignei ai caldai di rame, ai mestoli forati per estrarne le impurità dalla cera bollente, al contenitore di rame stagnato per la lavorazione delle candele fino al tavolo di lavoro, e ai coltelli e punteruoli per la decorazione.

SALA V

Lo spazio domestico

L’esposizione è relativa allo spazio domestico per eccellenza, con cui viene rappresentata la cucina della dimora tradizionale propria della montagna sarda. Ambiente che si qualifica non solo come spazio specifico del produrre, consumare e conservare, ma anche del riposare. Esso è dotato di focolare centrale, con annesse stuoie di erba palustre, usate come giaciglio da stendere attorno al fuoco e graticcio sospeso in alto per essiccare le castagne. Vi è allestita l’intera catena operativa della panificazione e della trasformazione delle castagne con esposizione di oggetti in gran numero, a partire dai crivelli e dalle macine in pietra per il grano, setacci per la farina, madie per impastare il pane tavoli e macchine per la gramolatura della pasta e ceste di varie forme e funzioni, e di materie diverse: di asfodelo, fieno e palma nana. Chiudono il ciclo del pane gli utensili del forno: forconi, pale di legno e ferro, nonché esemplari di vari tipi di pane. Più breve il ciclo di lavorazione delle castagne, che documenta il processo di essiccazione di sbucciatura e di preparazione di pietanze locali.

Segue una presentazione del processo di lavaggio della biancheria tramite la liscivia e una ricca collezione di casse intagliate per la conservazione di alimenti e biancheria. Non mancano culle tradizionali, girelli e seggioloni, ed è presente una raccolta di giocatoli, quale fedele riproduzione di strumenti agricoli, come rappresentazione di un momento considerato propedeutico al lavoro.

SALA VI

Casa di Aritzo o Barbaricina

Le casse intagliate esposte nella sala, tutte di produzione locale, pertengono per modulo stilistico–formale al modello sub-regionale classificato come cassa di Aritzo o Barbaricina.

E’ scientificamente attestato infatti che in Sardegna relativamente alla produzione delle casse e cassoni nuziali intagliati, in legno di castagno, sono presenti due ben distinte tipologie ascrivibili rispettivamente al modello di Aritzo o della Barbagia e al modello Lussurgese o del Montiferru.

L’importanza della prima è attestata a partire dall’Ottocento, dai resoconti di viaggiatori, etnografi e più in generale da studiosi di cose sarde quali l’Angius, Lamarmora, Wagner, e in ultimo Albizzati, i quali hanno unanimemente assegnato ad Aritzo il ruolo di centro di irradiazione di questo manufatto ligneo; la cassa nuziale della montagna sarda, è  tuttora nota nel suo areale di diffusione che si estende ai Campidani e all’Ogliastra come “cascia de Aritzu”.

Una produzione artigiana che si mantiene ininterrotta da secoli in tutta la sua vitalità, conferma l’attendibilità delle osservazioni recate dagli studiosi del passato.

Ecco come Lamarmora riferisce di questo manufatto: “l’altro commercio degli aritzesi (essendo quello principale il commercio delle nevi, n.d.r.) consiste nelle casse di castagno scolpite con fantasie di uccelli e animali fantastici, che portano per vendere nei lontani villaggi a schiena di cavallo”.

La produzione e il commercio della cassa nuziale ha rappresentato realmente al pari dell’incetta e commercio della neve, una voce rilevante nella vita della comunità aritzese.

Lo statuto culturale che questi prodotti occupavano negli scambi sociali, era quello di beni di lusso immessi nel circuito commerciale esclusivamente attraverso il pagamento in moneta.

Rinomata in tutta la Sardegna centro-meridionale, dal Nuorese alla Barbagia Mandrolisai ai Campidani e all’Ogliastra, la cassa nuziale, fatta di legno di castagno, era molto richiesta e impiegata per usi vari (conservare la biancheria, gli abiti, i gioielli, il pane e le granaglie) in un epoca in cui l’arredo domestico era molto raro e prezioso. Tinteggiato con sangue ovino o caprino, o con ocra rossa questo manufatto tendeva col tempo a perdere il suo colore rutilante e ad assumere un aspetto cromatico oscuro, sia per effetto del fumo che stagnava regolarmente nelle case con focolare al centro della cucina, e soprattutto a causa del processo di ossidazione del tannino contenuto nel legno. A questi gioielli dell’artigianato ligneo, la comunità aritzese ha dedicato  il Museo del Castagno e della Cassa intagliata  presso la casa Devilla, antica casa padronale di impianto spagnolo.

SALA VII

Su padente

IL BOSCO E LA SELVA

La sala è dedicata a tutto ciò che pertiene a “Su padente”, (il bosco e la foresta) alle sue risorse e alla loro trasformazione, e quindi non solo all’attività di raccolta di castagne e nocciole, ma al prelievo della legna da ardere e del legname, alla carpenteria, all’arte dell’intaglio delle casse e cassoni nuziali, all’estrazione della radica per pipe,  alla produzione di carbone, alle botteghe del bottaio e del mastro carraio. Il repertorio dei vari complessi tecnici rappresentati comprende, diversi tipi di accetta, ascia e sega: utensili di varie dimensioni forme e funzioni (scuri per l’abbattimento degli alberi, per la squadratura dei tronchi, seghe per fare le tavole  ecc.) mazze di legno con relativi cunei in ferro per spaccare la legna. Segue come segmento derivato il settore delle botteghe artigiane, con la rappresentazione dell’arte del bottaio, del mastro carraio, dell’intagliatore con esposizione dell’intera e copiosa utensileria.

SALA VIII

Fabbro Maniscalco e lo spazio agrario

BIDATZONE E POBORILE 

L’ottava sala rappresenta la costruzione storica dello spazio agrario, a partire dalla sua ripartizione ed uso ovvero, la rotazione agraria biennale o quadriennale , basato sulla ripartizione dell’aratorio del villaggio fra bidatzone e poborile terre seminate a cereali e maggese nudo. Due sono le pratiche di cultura materiale che in questo caso qualificano le modalità d’accesso allo spazio. L’attività contadina che ad Aritzo non rivestiva il ruolo di pratica dominante (ancora nel 1935su quasi settemila ettari di suolo appena 126 erano gli ettari coltivati a cereali) con il suo complesso di utensili e macchine che vanno dalle più comuni zappe agli aratri in legno, carri a buoi, gioghi, falci, macchine solfatrici e imballatrici, pale e tridenti per la spulatura del grano, accette, roncole, innestatoi contenitori per l’acqua nel lavoro dei campi borracce di sughero, di zucca, e otri di pelle di capra ecc . .Precede quale attività introduttiva, l’officina del fabbro maniscalco con vasto repertorio di strumenti deputati alla forgiatura di tutti gli attrezzi del mondo contadino nonché alla ferratura del bestiame domito usato nel lavoro dei campi.